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Il guru della panchina salvato dal traduttore

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Domani Luciano Spalletti ritrova la Roma. Un allenatore che è riuscito ad esprimersi meglio in Russia che in Italia

(il Giornale-Claudio De Carli) –
In Italia Luciano Spalletti ha vinto un paio di coppe nazionali e una Supercoppa con la Roma. Meglio in Russia sponda Zenit con campionati, coppe e supercoppe. Esperienza con i classici detrattori alle spalle che cerca di sopportare: li ha funzionato perché il traduttore certe fantasie non le capiva.

Spalletti è quello che parte forte e non arriva mai. Riesce a rimanere estraniato dal passato e a catapultarsi nel futuro. Il passato è banale come i suoi detrattori; questi dicono che parte forte per non essere esonerato nelle prime giornate. Eppure prima della sconfitta contro la Fiorentina, ad aprile, tutti parlavano di Napoli come favorita per lo Scudetto. Ha detto: “Scusate, con la Fiorentina è calata la nebbia, una sconfitta che ci ha fatto molto male, il Napoli non è la squadra più forte, se vincesse il campionato sarebbe un miracolo”. Parole che un tifoso partenopeo non vorrebbe mai sentirsi dire.

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Poi ci sono le sue pause, quando abbassa la testa e muove le dita sul tavolo. Momenti di straordinario teatro. E’ qui che Spalletti fa prigionieri e insinua il dubbio. Questo è successo recentemente anche al Federico II quando agli studenti ha parlato della sconfitta rimediata contro la Viola.

C’è anche la maledizione del capitano che lo segue ma con Insigne non c’è stato nessuno confronto all’americana. Il rapporto tra il napoletano e De Laurentiis era complicato ancor prima che arrivasse. Prima ancora la situazione con Totti, un rapporto di amore e odio e che si è complicato quando Spalletti è tornato alla Roma nel 2016. A Bergamo la situazione precipita, rischiano di arrivare alle mani e ilary lo definisce piccolo uomo. Con Icardi all’Inter altra parentesi. In mezzo i casini tra Wanda Nara e Marotta.

Adesso arriva la sfida contro la Roma di Mourinho. Si gioca tutto, bei erano i tempi quando lo Special diceva di ammirare i centrocampisti giallorossi e con dei giocatori che avrebbe voluto allenare. Per Spalletti sfide infinite. Alcune vinte, altre perse. Magari questa volta abbandona il suo 4-2-3-1, palla controllata alla ricerca del varco ma mai Osimhen accanto a Mertens dall’inizio. Adesso la sfida tra Napoli-Roma è un all-in.