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Social Football Summit, il mea culpa dell’arbitro Rocchi

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FIGC

Sul palco del Social Football Summit parla anche Gianluca Rocchi, arbitro del derby Roma-Lazio del 2017. Ecco le sue parole.

L’arbitro è un riferimento per le partite nel bene o nel male. Magari a voi fa arrabbiare. Spesso è indicato come un ruolo che toglie qualcosa a qualcun altro ma in realtà fa rispettare le regole in maniera chiara. L’arbitro prende tante decisioni che non hanno a che fare con il regolamento ma con l’emotività. Il suo primo obiettivo è prendersi cura del risultato.

L’arbitro è un egoista e deve avere tanta personalità. Si deve sentire il migliore in campo durante le gare. L’altro obiettivo è che nessun calciatore si faccia male. Io ho arbitrato 17 anni di cui 14 senza tecnologia. Chi non sta male per il proprio errore non è un professionista. Nella sala c’è un addetto al Var e un Avar. Hanno degli schermi di cui uno rallentato di 3 secondi.

Un Var è un arbitro ma deve aver anche tanta esperienza con la tecnologia. All’inizio non sapevo che il Var potesse essere così importante. Durante il derby, che io considero una delle migliori partite, mi ero perso un rigore e sono stato richiamato al monitor. Da quel giorno ho capìto che questo strumento mi avrebbe cambiato la vita e dopo la partita ho ricevuto i complimenti di tutti”.

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